NOTE DI DEGUSTAZIONE
Il Maccone Moscato Secco si presenta di colore giallo paglierino con riflessi dorati tenui; al naso ha profumi tipici del vitigno con delle note molto marcate di frutta come albicocca, e ottime sensazioni vegetali fresche che richiamano la salvia; al palato, insieme al gusto secco, si sentono le note vegetali piacevoli di salvia già percepita al naso, di menta, e di agrumi che sul finale diventano molto intensi.
Il Maccone Primitivo si presenta di colore rosso rubino acceso e brillante, al naso mostra subito una certa esuberanza mettendo in luce un frutto fragrante e ricordi lievemente floreali e piccanti. L’assaggio è dotato di grande corpo e struttura, con una trama tannica fitta e avvolgente e una freschezza che favorisce la bevibilità.
Il Maccone Primitivo si presenta di colore rosso rubino acceso e brillante, al naso mostra subito una certa esuberanza mettendo in luce un frutto fragrante e ricordi lievemente floreali e piccanti. L’assaggio è dotato di grande corpo e struttura, con una trama tannica fitta e avvolgente e una freschezza che favorisce la bevibilità.
CANTINA
I valori legati alla terra e alle proprie radici, un amore a grappoli che poi grazie alla passione diventa vino.
Una storia che per la cantina Angiuli Donato ha origine nel 1880, una storia di famiglia che ad oggi non riesce ad avere fine.
L’azienda, sita ad Adelfia nel cuore dell’area viticola di produzione del primitivo DOP Gioia del Colle, oggi è guidata da Donato Angiuli con la collaborazione dei suoi figli Vito e Giuseppe.
Come vitivinicoltori la loro filosofia, dal 1880 ad oggi, è rimasta immutata: il territorio deve essere rispettato; da qui la voglia di coltivare vitigni autoctoni che ben si sposano con la natura del terreno e del microclima.
Una storia che per la cantina Angiuli Donato ha origine nel 1880, una storia di famiglia che ad oggi non riesce ad avere fine.
L’azienda, sita ad Adelfia nel cuore dell’area viticola di produzione del primitivo DOP Gioia del Colle, oggi è guidata da Donato Angiuli con la collaborazione dei suoi figli Vito e Giuseppe.
Come vitivinicoltori la loro filosofia, dal 1880 ad oggi, è rimasta immutata: il territorio deve essere rispettato; da qui la voglia di coltivare vitigni autoctoni che ben si sposano con la natura del terreno e del microclima.
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